Lettera Ambigua n. 13
Io con te fuggirei
ma non saprei dove andare.
Vedi: è già sera
e la Notte avanza furtiva
come un animale strisciante
come una serpe variopinta.
E’ come dire che
nulla ha più il vecchio significato.
Ma non è questo
che può contare adesso.
Siamo dove finisce ogni cosa
e nulla può incominciare.
Il tuo viso va marmorizzandosi mostruosamente:
fra breve non potrai più muoverti.
Solo nei tuoi occhi
s’attarda un ultimo soffio di vita
ma anch’essi si velano rapidamente
mentre sembrano fare un’ultima domanda:
- Perché? -
Sei una statua ormai
e nessuna vita palpita più nel tuo corpo.
Com’è stata breve la tua stagione.
Potessi almeno piangere.
I tuoi capelli neri
le tue labbra vermiglie
i tuoi occhi celesti
tutto si perde nel vortice del Tempo.
Ma la mia mano
si paralizza scricchiolando
nel tentativo senza speranza
di annotare la tua metamorfosi.
Forse
niente è più bello
di questo rincasare nel nulla eterno.
Germano Mandrillo
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